Che l’Italia sia dal 1945 ad oggi nazione sottomessa dallo straniero era ben risaputo.
Quanti italiani sanno o conoscono del grande insediamento che hanno
messo su nel Bel Paese? Ogni anno gli italiani spendono circa 400
milioni di euro per mantenere ufficiali e soldati dell’esercito
statunitense presente nel nostro territorio. Basi militari dislocate in
tutto lo stivale, da nord a sud: da Aviano alla Maddalena, da Ghedi a
Camp Derby. Ma non è tutto. In Italia sono presenti anche, insieme alle
oltre 120 basi militari che già si conoscono, più di 20 basi militari
dello “Zio Tom” segrete
Di queste basi non si sa completamente nulla. Le istituzioni nel ruolo
che a loro compete hanno sempre sottaciuto a questa presenza, essendo
complici a loro volta dello straniero nel suolo italiano. Molta della
società civile si sta battendo ed ha portato a conoscenza di questo
stato di cose ma ancora c’è molto da fare. Bisogna far sì che questo
enorme armamentari presente in Italia sia smantellato, ma soprattutto è
impensabile ancora oggi che i cittadini italiani paghino e “campino”
personale, strutture solo perché il Bel Paese fa parte di accordi
internazionali, alla faccia della tanto decantata Sovranità Nazionale.
Questo vuole essere un Dossier che faccia capire quello che nel nostro
Paese c’è e che tanti non sanno o che fanno finta di non sapere. Altro
scandalo che gli italiani non sanno e non conoscono è l’accordo segreto
chiamato “Stone Ax”, in italiano Ascia di Pietra. Cosa è questo accordo
segreto? In Italia ci sono attualmente 90 bombe atomiche U.S.A., 50
presenti nella base militare di Aviano a Pordenone, e 40 nella base
militare italiana di Ghedi Torre a Brescia. Nel febbraio del 2005 il
Natural Resources Defense Council ha pubblicato il rapporto “U.S.
Nuclear Weapons in Europe”, armi nucleari USA in Europa. Questo studio
denuncia come gli Stati Uniti mantengono in Europa un numero di bombe
atomiche tre volte superiore a quello che finora si conosceva, ossia in
totale 480 bombe tattiche B-61 dislocate in nove basi aeree in sei paesi
europei della NATO.
Il rapporto “Stone Ax” precisa inoltre che la presenza di armi nucleari
statunitensi in Italia è regolato da un accordo segreto mai sottoposto
al Parlamento che il Governo italiano ha sottoscritto con gli Stati
Uniti tra il 1952 e il 1968. Questo rapporto segreto permette agli USA
la possibilità di schierare armi nucleari sul nostro territorio,
stabilendo che una parte di queste armi possa essere usata dalle forze
armate italiane una volta che gli USA ne abbiano deciso l’impiego.
Come si vede una sottomissione allo straniero che continua ancora oggi.
Ciononostante l’Italia, è bene ricordarlo e qui lo scandalo, ha firmato
nel 1969 e ratificato nel 1975 il “Trattato di non-proliferazione delle
armi nucleari”, dove all’articolo 2 si dice che: “Ciascuno degli stati
militarmente non-nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi
nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ne’ il controllo su tali
armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”.
L’altro scottante argomento da molti mesi a questa parte è il famoso MUOS.
È un sistema di comunicazioni satellitari di altissima frequenza; la
sigla sta per “Mobile User Objective System. È composto da 4 satelliti e
4 stazioni a terra. Dovrebbe realizzarsi in Sicilia, a Niscemi tra le
proteste dei comitati cittadini che non vogliono questa struttura fonte
di malattie, tumori in primis. Tra le basi americane più conosciute in
Italia ci sono: Ghedi a Brescia, Aviano, Vicenza, Camp Derby, Gaeta,
Niscemi, Napoli, Sigonella, La Maddalena. La base di Ghedi a Brescia è
un deposito di bombe nucleari. Da alcune fonti si ritiene contenga dai
10 ai 20 ordigni nucleari. Le armi sotto controllo USA dovrebbero essere
utilizzate dai nostri Tornado dell’Aeronautica. Aviano è la base a
stelle e strisce più grande del Mediterraneo più vicina al Medio
Oriente. Nella base ci sono i cacciabombardieri F-16 con a rotazione
squadriglie d’attacco. All’interno della base sono presenti una
cinquantina di bombe atomiche. Il Pentagono sta pensando di costruire
una struttura di 15 milioni di euro per le operazioni di imbarco dei
soldati diretti nelle zone di intervento. Nella base ci sono 20 mila
persone, una città. A Vicenza nella cittadina veneta c’è la caserma
“Ederle”, il comando US Army dell’Europa del Sud. Il reparto più
importante è la 173° brigata aerotrasportata, una unità di assalto già
operativa nell’Iraq ed Afghanistan. C’è una compagnia Irc pronta in
stato di allerta. Nella base vivono 10 mila persone.
Camp Derby è dislocata in Toscana ed è il più importante deposito di
bombe e munizioni degli USA. Ci sono bunker pieni di ordigni. Il
pentagono sta ampliando il canale navigabile che collega la base al
porto di Livorno. Vino oltre 2 mila persone. A Gaeta, a sud del Lazio,
la base ospita il comando della VI flotta. Ci sono 40 navi, inclusa una
portaerei nucleare, 25 mila soldati e 175 velivoli. A Napoli ci sono i
comandi logistici della VI flotta americana. Vivono 10 mila tra soldati e
familiari. La Maddalena in Sardegna, ospita il comando della 22°
squadriglia sottomarini nucleari. Presente la “Emory Land”, una nave
appoggio galleggiante con 1.200 persone che serve a rifornire, ad armare
e riparare i sottomarini. A Sigonella, in Sicilia c’è il più grande
aeroporto americano presente nel Mediterraneo. Ha funzione di scalo per
velivoli e personale USA. All’interno ospita reparti speciali per le
missioni di controllo dei traffici navali. Importante base per le azioni
antiterrorismo. A Niscemi, l’altra base dislocata nell’isola siciliana
c’è la base radio americana che gestisce le comunicazioni segrete nel
Mediterraneo e Medio Oriente. Ora in questo Dossier prenderemo in esame
le generalità di una base e le sue funzioni. In un’altra puntata ci
occuperemo del personale, del deposito di armi, e del ruolo strategico
che queste hanno.
GENERALITÀ:
Una base è essenzialmente una località circondata da segreto che, per
definizione, può nascondere segreti. Ciò che esiste al suo interno,
uomini e materiali, è difficile, quando non impossibile, da conoscere
nel dettaglio. Una base si configura come un’isola incastonata
all’interno del nostro territorio nazionale, una porzione di superficie
alla quale non si può avere libero accesso (cosa che sarebbe, invece,
legittimo concedere, se non altro, alle Autorità preposte) e che, nel
contempo, alla pari delle sedi diplomatiche (ma queste ultime avendone
pieno diritto) gode di prerogative di extraterritorialità. Non solo. Gli
USA hanno basi sparse in tutto il Mondo. Quelle ospitate in alcune
porzioni di superficie del nostro territorio da una parte non sono
accessibili ai diretti controlli istituzionali (e quando lo sono, lo
sono segretamente, cioè con formule truccate), dall’altra fanno parte di
una ragnatela che le connette ad altre basi. La loro stessa esistenza,
in tal modo, viola i confini statali senza alcun riguardo per gli
accordi internazionali. Viene quasi da ridere al pensiero che i nostri
confini siano violati dagli immigrati clandestini. Mi pare che nel caso
delle basi si sia in presenza di ben altri immigrati e di ben altri
clandestini. Anche qui, come in altre faccende, ciò che manca,
innanzitutto, è la decenza!
FUNZIONI
Da un punto di vista specificamente militare, una base è un luogo dove
possono essere custodite delle forze ma anche un luogo di
ridistribuzione e proiezione delle stesse. All’interno essa permette
l’addestramento d’uomini e mezzi e lo svolgimento di “operazioni di
spionaggio e sabotaggio”. Il riserbo mantenuto su tali luoghi consente
anche la sperimentazione d’apparecchiature segrete e può essere un punto
di riferimento per la condotta della navigazione elettronica. A quanto
risulta da una serie di inchieste giudiziarie, in Italia le basi NATO
sono state utilizzate come nascondiglio clandestino per operazioni
speciali che facevano capo a “Gladio” (esercito anticomunista
organizzato da NATO-CIA) e anche da deposito di armi per la medesima
organizzazione. Si è ipotizzato inoltre che le “operazioni”
consistessero in organizzazioni di “colpi di stato” e in “attentati”
(1960-1985). In particolare, attraverso accordi “sotterranei” tra i
servizi Usa (la Cia) e quelli italiani (Sifar) fu a suo tempo possibile
la costituzione di “Basi Nazionali Clandestine” (BNC, come quelle
operanti con la Gladio) e di depositi di armi nascosti (i cosiddetti
Nasco), oltre alla costruzione di gruppi di operatori speciali dei
servizi chiamati “Ossi”, la cui identità rimaneva celata tramite l’uso
di documenti segreti. In seguito, la seconda Corte di Assise di Roma con
sentenza del 21 dicembre 1996, dichiarò tali gruppi “eversivi
dell’ordine costituzionale”. Ma ciò non è tutto. Sin dal 1952, con uno
dei primissimi accordi segreti, i servizi americani ed italiani si
accordarono per la costruzione della base di Capo Marargiu di Gladio in
Sardegna. Si trattava “ufficialmente” di una base italiana, tuttavia
progettata e pagata dagli Usa, che avrebbe ospitato, in caso di colpo di
Stato (auspicato per evitare l’ingresso del PCI nell’area di governo) i
personaggi considerati politicamente pericolosi (i cosiddetti
enucleandi). La lista di questi “deportabili”, circa seicento fra uomini
di cultura, politici e professionisti di varia estrazione politica e
sociale, esiste tuttora, ma nessuno si è mai fatto carico di renderla
pubblica. In maniera più che esplicita. Nell’accordo italo-statunitense
del cosiddetto piano Demagnetize (smagnetizzare i comunisti), un’altra
diavoleria uscita fuori dalle menti malate degli ultra-atlantici, si
legge: “I governi italiano e francese non devono essere a conoscenza,
essendo evidente che l’accordo può interferire con la loro rispettiva
sovranità nazionale”. Com’è evidente, nel caso specifico, erano
addirittura esclusi dalla conoscenza i governi italiano e francese,
mentre tutto si svolgeva a livello dei Servizi Segreti dei rispettivi
Paesi, in combutta con la CIA. Occupiamoci ora del personale, del
deposito armi e del ruolo strategico.
IL DEPOSITO DI ARM
Capita che armi bandite nell’ambito dello Stato ospite, come ad esempio
le mine antiuomo, siano invece tranquillamente conservate nei depositi
di armi delle basi NATO, in attesa di essere utilizzate. In Italia
infatti, è stato stabilito che queste armi venissero distrutte, ma nelle
basi americane ne continuano a rimanere conservati in grandissimi
quantitativi: da lì possono essere spedite in tutto il mondo, violando
anche la legge italiana che limita e condiziona la vendita delle armi,
ma che non vale per le basi straniere. Per quanto se ne sappia, allo
stato attuale, Milano, dopo New York, è la seconda piazza del Mondo, per
la vendita di armi. Per fare un esempio, nelle basi NATO di Aviano e
Ghedi, ci sono novanta testate atomiche e noi sappiamo che un referendum
ha stabilito, in Italia, la messa al bando dell’energia atomica per
usi civili, figuriamoci per usi militari. Si ricorda che le armi
nucleari e i vettori custoditi in alcune basi sono nelle condizioni di
portare distruzione anche oltre i confini italiani, in poche parole ben
oltre i limiti che la Costituzione considera come “riferimento” per il
concetto di difesa. Sono stati violati, e tutt’ora lo sono, gli articoli
11,primo e secondo comma, gli articoli 78 e 87, nono comma, e ci
troviamo di fronte ad una deroga al principio del ripudio della guerra
ed alle prerogative del Parlamento ed alle procedure costituzionali
previste per lo stato di guerra. Per onestà intellettuale si ricorda
inoltre, che dopo la partecipazione diretta dell’Italia, alla cosiddetta
“Guerra del Kosovo”, il ripudio della guerra presente nella carta
Costituzionale, è già completamente compromessa, sporcata, infangata
dall’asservimento dei padroni a stelle e strisce.
IL PERSONALE
Riguardo al numero di militari presenti all’interno delle basi Usa e
Nato in Italia, non è del tutto noto. Un sospetto che la dice lunga
sulla complicità delle istituzioni italiane le quali non chiedano
informazioni sul numero effettivo del personale americano di istanza in
Italia. Secondo le solite fonti ufficiose, il numero dovrebbe essere di
circa 13.000 militari e 15.000 civili, dipendenti da 18 comandi di vario
rango. La maggiore concentrazione di uomini si ha nelle basi di Camp
Ederle (Vicenza), Aviano (Friuli), Camp Derby (Toscana), Napoli
(Campania), Sigonella (Sicilia) e S. Vito dei Normanni (Puglia).
IL RUOLO
STRATEGICO
L’Italia rappresenta una delle più importanti basi di stazionamento e
logistiche per le operazioni dentro e oltre la regione immediata. A
proposito della regione centrale europea, l’Italia presenta il vantaggio
militare di profondità strategica garantendo, allo stesso tempo, una
presenza-chiave nello scacchiere del fronte Mediterraneo. Il ruolo
strategico delle basi dello “Zio Tom” in Italia è fuori discussione:
l’Italia contribuisce in modo attivo alle cosiddette “operazioni di
sicurezza”. Nelle missioni contro la Jugoslavia, le basi U.S.A-Nato in
Italia hanno avuto un ruolo chiave nel sostegno alle operazioni in
Bosnia, in Serbia e nel Kosovo. Nel Veneto e nel Friuli poi è presente
una linea di postazioni missilistiche, servite da una vera e propria
catena di radar e in Puglia, nel 1957, furono installati 30 missili a
medio raggio (2500 Km) con testata atomica. Le basi Usa-Nato in Italia,
per il famoso discorso di complicità che prima si accennava, sono nel
tempo servite come una sorte di presunto stato di necessità di forza
maggiore per fronteggiare il pericolo sovietico, all’insegna della
segretezza e in rapporto ad una esigenza di protezione rispetto al
blocco di Varsavia. Il pericolo sovietico si può dire con una dose di
sano realismo che non c’è mai stato, se non nelle menti malate dei
generali statunitensi e di colleghi italiani.
Le basi e tutto il pericolo che si portano dietro non sono mai scomparse
ma sono vegete nel “Bel Paese”, si è notato addirittura negli ultimi
anni un deciso incremento nella loro consistenza in uomini e mezzi. Come
ad Aviano, che, ha visto raddoppiare il personale interno. La guerra
fredda è finita e da un pezzo, ci si chiede con insistenza perché questi
accordi di sicurezza e segretezza esistano ancora. E non ci si
meraviglia più se il nostro Parlamento è tenuto all’oscuro di quello che
succede all’interno di queste sedi extraterritoriali, veri covi di
sovversione contro la sovranità del nostro Paese, visto che è il primo
attore complice. Esistono dei protocolli segreti della Nato che, ancora a
distanza di oltre mezzo secolo, non conosciamo nei contenuti né nei
dettagli. Questo ci fa capire ancora di più la condizione di “sovranità
limitata” e succube in cui ci troviamo, accettata in modo vergognoso e
lesivo della dignità di un Popolo da tutti i governi della Repubblica.
LA POSIZIONE GIURIDICA
Se si prende il cavillo giuridico che ha permesso di far sorgere le
centinaia di basi U.S.A.-NATO in Italia, e lo si esamina in modo
approfondito, vediamo che la Costituzione italiana all’articolo 80 in
materia di stipula dei trattati internazionali, prevede arbitrati o
regolamenti giudiziari, e qualora comportasse, com’è prevedibile, anche
variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di
legge, è stabilito che siano le Camere ad autorizzarne la ratifica
tramite norme di legge. Ma sappiamo proprio in materia, che molti di
questi accordi internazionali previsti dall’articolo 80 non sono mai
stati sottoposti alla ratifica delle Camere ed alla ratifica, cosa
ancora più grave, del Presidente della Repubblica, come previsto
dall’articolo 87 della Costituzione stessa. In pratica, molte di queste
basi, installazioni dello “Zio Tom” sono sorte al di fuori della
conoscenza e dell’autorizzazione del Parlamento. Come già ricordato gli
Yankees escono fuori dai loro confini per comandare e fare il loro
comodo in altri paesi. È presumibile che operazioni più o meno segrete
abbiano comportato in Italia la creazione di un numero enorme di basi ed
insediamenti con la presenza di militari USA, ma fra questi solo alcuni
sono stati sottoposti a verifica, in particolare solo quelli per i
quali si prevedeva dovesse esservi uno scambio con un altro paese
contraente e, conseguente ratifica. La verità è che alcuni trattati sono
noti solo a livello governativo o, addirittura, dei servizi segreti.
Pur di evitare che le Autorità venissero a conoscenza di questi accordi
segreti, gli addetti ai lavori come al solito hanno preso strade non
ortodosse diciamo così, inventando stratagemmi o sotterfugi. Uno fra i
tanti, il concetti di“accordi in forma semplificata”, in pratica, che la
conclusione dovrebbe spettare al governo per effetto di delega. In
parole spicciole nella questione interviene il problema del segreto: si
afferma in ultima istanza che tutto ciò che riguarda le basi è coperto
dal segreto e da una non precisata riservatezza. In conclusione: le
istituzioni tutte devono far ammenda e vergognasi, alla faccia della
tanto decantata sovranità nazionale spettante al popolo. Ad oggi in
Italia non esiste una distinzione tra una base USA ed una base NATO. È
molto difficile determinare se e a quale titolo le basi, le
infrastrutture, le installazioni presenti nel territorio italiano siano
di fatto riconducibili alla NATO o siano legate ad accordi tra Italia e
gli Stati Uniti. Tutte le installazioni, comunque a conti fatti, gestite
dagli americani sono contemporaneamente comandi o infrastrutture sotto
controllo NATO e delle forze armate statunitensi. Questo vero paradosso
fa capire una cosa di non poco conto: chi dovrebbe esercitare la
sovranità su queste installazioni, se gli statunitensi o gli italiani.
Parlando di basi militari, abbiamo quattro tipi:
1) Basi militari e infrastrutture concesse in uso agli USA, in base agli
accordi segreti del 29 giugno 1951 e del 20 ottobre 1954. In base a
tali accordi, le installazioni sono poste sotto comando italiano e i
comandi USA detengono il controllo militare su equipaggiamento e
operazioni. Ma questo solo in teoria e non in pratica da come si evince.
2) Basi NATO, in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica.
3) Basi italiane “precettate” per l’assegnazione alla NATO, cioè messe a
disposizione del blocco militare d’Oltre Oceano, in base agli accordi
dell’Alleanza Atlantica.
4) Basi miste (USA, NATO e Italia), in base agli accordi segreti come accennato e in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica.
I COSTI
DI MANTENIMENTO
Il “Report on Allied Contributions to the Common Defense”, il rapporto
che fa riferimento ai contributi degli alleati alla difesa comune, dove
possiamo estrapolare notizie riguardanti parla dell’esborso, in termini
fiscali, che ogni anno l’Italia fa nei confronti degli Stati Uniti.
Questo rapporto in sintesi dice che gli italiani pagano circa 400
milioni di euro per la sopravvivenza di queste basi, installazioni e
personale interno presente nell’intero territorio nazionale.
Il documento, consegnato nel marzo 2001 dal Segretario alla Difesa al
Congresso degli Stati Uniti, dice inoltre che: “l’Italia e la Germania
pagano, rispettivamente, il 37% l’Italia, e il 27% dei costi di
stazionamento di queste strutture”. Nel 1999, il contributo versato
dall’Italia agli U.S.A. è stato addirittura di 530 milioni di dollari,
circa 480 milioni di euro. Nel 2002 l’Italia ha versato per le spese
militari dello “Zio Tom” 326 milioni di dollari. Il documento pubblicato
ad agosto 2001 “Nato Burdensharing After Enlargment”dal Congressional
Budget Office, Ufficio per il Bilancio, del Congresso americano, fa
capire meglio il metodo di prelievo furto vero e proprio adottato dagli
USA, complici i governi italiani a danno dei cittadini di questo paese
colonia in favore del nemico. Il metodo in questione si chiama
“burden-sharing”, condivisione del peso. In base a queste notizie una
domanda sorge spontanea: cosa succederebbe se un governo decidesse,
ipotesi remota vista la grande sudditanza agli Stati Uniti, di chiudere
queste basi militari? Un Governo, senza condizionamenti vari, serio in
base a quanto stabilito dalla Costituzione in materia di Sovranità
Nazionale, deve difendere con i denti gli interessi nazionali dei suoi
cittadini ed essere uno Stato sovrano, che purtroppo non è mai stato e
questo è lo scandalo. Anche, caso remoto, in ottica chiusura delle basi
militari, da alcuni documenti usciti su internet, l’Italia pagherebbe
sempre e comunque la sua cambiale di sottomissione al nemico che ha in
casa. In parole povere: vi abbiamo “liberato” e ora pagateci per il
disturbo. Questa la vergogna degli accordi segreti bilaterali tra Italia
ed U.S.A. a scapito dei cittadini che non sono liberi ma coloni di una
nazione che decide, pretende che gli paghino indennizzi vari non dovuti.
Ma tant’è: il Bel Paese è la colonia fatta ad uso e consumo dello
straniero.
Davide Caluppi
Fonte