14 ottobre 2019

Donne che spariscono sulla strada delle Lacrime nel Canada

La strada delle lacrime, così la chiamano i nativi americani è tristemente conosciuta per le donne che spariscono nel suo percorso. Secondo gli amerindi (nativi americani) le sparizioni e le uccisioni, cominciate nel 1980 e mai finite, sarebbero almeno 4000, un numero impressionante che non si ferma.

Dal 2016 al 2019 il Governo Canadese ha condotto un investigazione ufficiale che ha portato ad una conclusione, le donne scomparse o trovate morte sono almeno 1017. Per il Governo canadese la fine dell’indagine porta ad una sola parola “Genocidio”. Ma chi o cosa perpetua questi crimini e chi fa sparire queste donne? Per quale motivo lo fa?

la strada delle donne che spariscono
Un cartello stradale che indica alcune ragazze scomparse ed il nome della strada



Ad aver voluto l’investigazione è stato direttamente il Primo ministro in carica Justin Trudeau. Qui a seguire una foto manifesto di alcune delle donne scomparse.

donne che spariscono
Una parte delle donne scomparse nella strada delle lacrime in Canada

“Le vostre verità non possono essere ignorate, avete iniziato a riscrivere la storia canadese”
Presidente della commissione d’inchiesta Marion Buller

Cosa dice il New York Times a riguardo

Vediamo qui a seguire, come si parla della questione canadese delle donne che spariscono, negli Stati Uniti.
Donne e ragazze canadesi, molte delle quali indigene, sono scomparse o sono state assassinate vicino all’autostrada 16, un remoto nastro di asfalto che taglia in due la Columbia Britannica e serpeggia attraverso fitte foreste, tagliando le città e impoverendo le riserve indiane mentre si dirige verso l’Oceano Pacifico.
Un’unità speciale formata dalla Royal Canadian Mounted Police ha ufficialmente collegato 18 di questi casi dal 1969 al 2006 a questa parte dell’autostrada e due arterie di collegamento. Da allora sono scomparse più donne e attivisti della comunità e parenti dei dispersi affermano di ritenere che il totale sia più vicino ai 50. Quasi tutti i casi rimangono irrisolti.
L’autostrada delle lacrime e le sparizioni delle donne indigene sono diventate uno scandalo politico nella Columbia Britannica. Ma quei casi sono solo una piccola parte del numero di persone che sono state assassinate o scomparse a livello nazionale.
La Royal Canadian Mounted Police ha contato ufficialmente circa 1.200 casi negli ultimi tre decenni, ma una ricerca della Native Women’s Association of Canada suggerisce che il numero totale potrebbe arrivare a 4.000.
Nel dicembre 2016, dopo anni di rifiuto da parte del suo predecessore conservatore, il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato un’attesa indagine nazionale sulle sparizioni e gli omicidi delle donne indigene.
New york times
Qui a seguire nell’album, troviamo la strada delle lacrime, una tomba di una defunta, una foto della strada circondata da boschi ed una foto di una conferenza sugli eventi.


 

 

L’inchiesta

L’inchiesta è costata 60-70 milioni di dollari canadesi ($ 31 milioni), fa parte della promessa di Trudeau di un “rinnovamento totale” delle relazioni del Canada con i suoi cittadini indigeni. Le donne e le ragazze aborigene rappresentano circa il 4% della popolazione femminile totale del Canada, ma il 16% di tutti gli omicidi femminili, secondo le statistiche del Governo.
Carolyn Bennett, Ministro degli affari indigeni e del nord, ha trascorso mesi viaggiando attraverso il paese per consultare le comunità indigene intervistando oltre 2500 persone. Durante i suoi incontri, le famiglie e le sopravvissute si sono lamentate del razzismo e del sessismo da parte della polizia, che secondo lei ha trattato le morti delle donne indigene “come inevitabili, come se le loro vite avessero meno importanza”.
“Ciò che è chiaro è l’applicazione irregolare della giustizia”
signora Bennett

Interviene l’ONU

La cartella del file è vuota.” dice la Bennet, capo gruppo dei Nativi americani vittime della strada delle lacrime. Dubravka Simonovic, relatore speciale Onu sulla violenza contro le donne, nell’aprile scorso ha avuto parole dure per Ottawa. Nel rapporto delle Nazioni Unite del 2015, egli ha descritto le misure del Governo precedente per proteggere le donne aborigene dai danni come “inadeguate” e ha affermato che la mancanza di un’inchiesta sugli omicidi e le sparizioni ha costituito “gravi violazioni” dei diritti umani delle donne.
La Bennet parla di abusi nei confronti delle minoranze perpetuati per decenni e sistematicamente nelle comunità aborigene, dove c’era profonda emarginazione sociale, alcolismo, uso di droghe, ecc. ma soprattutto grande povertà. Gli abusi ai minori nelle scuole si traducevano persino in abusi sessuali, ed il tutto era fatto sotto l’egida di un programma governativo che ovviamente non prevedeva nulla di tutto ciò.
Il programma è stato completamente chiuso a metà degli anni ’90.



donne che spariscono
Una manifestazione delle native americane



Cosa ha fatto il Governo

A pochi chilometri da Prince George, l’autostrada si immerge in fitte foreste venate di strade forestali e il cartello occasionale di “attraversamento delle alci”. “Le ragazze non fanno l’autostop sull’autostrada delle lacrime”. Gli alberi sono molto fitti qui, quindi se stai cercando qualcuno, è piuttosto difficile trovarlo”, ha detto la Bennet, elencando i nomi di diverse donne che sono ancora disperse.
Il Governo provinciale ha annunciato a dicembre piani per migliorare la sicurezza lungo l’autostrada 16, compresi fondi per telecamere del traffico e veicoli per le comunità indigene. Ma poco è cambiato sulla strada, che manca di illuminazione o di qualsiasi trasporto pubblico diverso dal raro servizio di autobus Greyhound, che non raggiunge le comunità remote. I pericoli non impediscono alle persone disperate di sfogliare corse in una regione in cui i trasporti pubblici sono praticamente inesistenti.

Alcuni serial Killer

La Columbia Britannica è famosa per i serial killer e i criminali che spesso prendono di mira le donne aborigene. Nel 2007, Robert William Pickton , un allevatore di suini, è stato condannato per aver ucciso sei donne, sebbene il DNA o i resti di 33 donne siano stati scoperti nella sua terra. Molte di loro erano native.
Uno dei più giovani serial killer canadesi, Cody Legebokoff, aveva 24 anni quando fu condannato nel 2014 per aver ucciso quattro donne vicino all’autostrada delle lacrime. David Ramsay, ex giudice del Tribunale Provinciale di Prince George e condannato pedofilo, è stato imprigionato nel 2004 per aver aggredito sessualmente e fisicamente ragazze indigene di 12 anni. Anche in South Dakota spariscono le donne indiane.
A seguire alcuni estrapolati da documenti ufficiali delle donne scomparse ed un ritaglio di giornale che parla delle stesse.

 

Dopo le spiegazioni investigative, diamo spazio anche alle ipotesi

Come abbiamo letto qui sopra qualche rigo fa, anche in South Dakota negli USA avvengono queste stesse sparizioni. La strage delle native che spariscono hanno anche un altro nome, il “Red river” (fiume rosso, ovvero fiume di sangue, quindi strada di sangue).
Ciò che ci apprestiamo a scrivere è il frutto di riflessioni basate sulla conoscenza acquisita negli anni. Ciò di cui stiamo per parlare, rimane sempre una teoria e quindi di conseguenza, una mera speculazione intellettuale. Essa non vuole offendere alcuno e nemmeno sminuire fatti e vicende affermati, tra l’altro, persino da documenti ufficiali del governo canadese.
Ovviamente in precedenza, abbiamo potuto appurare che, dietro alla donne che spariscono in Canada ed anche probabilmente in alcuni stati USA, c’è un problema di crimini razziali e serial killer. Le indagini ufficiali però, hanno dimostrato, che solo alcune decine di casi sono imputabili a crimini seriali, i cui autori sono stati per altro catturati.

Introduzione alle ipotesi

Ma quanti casi sono realmente imputabili a crimini seriali? In pratica le indagini hanno raccolto dati ed appurato la colpevolezza di questi criminali per solo qualche decina di casi, su una stima di oltre 2000 accertati solo nel Canada e di altri 2000 probabili sparizioni lungo la strada delle Lacrime.
Ma come è possibile per un Governo tirare le somme, con la cattura di pochi criminali che hanno infine ucciso qualche decina di donne, in una indagine pubblica su oltre due migliaia di sparizioni ed omicidi irrisolti? Vi invito a riflettere su ciò.
A tale domanda, vogliamo però dare una presunta risposta. Le cose sono due, o quelli del Governo canadese, hanno scoperto l’inghippo e lo hanno deliberatamente nascosto perchè vergognoso e terribile, ma soprattutto imbarazzante (crimini razziali i cui colpevoli non sono identificabili o lo sono ma non toccabili), oppure era terrificante e celava l’incapacità di agire e reagire al problema da parte dello stesso, lasciandolo tra l’altro in fase di compimento i crimini e le sparizioni.

Ipotesi MUM di massa

Scrivendo spesso sulle Mutilazioni animali e di persone ad opera di entità e di strane manifestazioni ad esse correlate, non ho potuto fare a meno di notare alcuni dettagli. Ho deciso quindi di esporre la mia tesi, che spero non ferisca o urti la psiche di nessuno.
Le sparizioni di donne amerinde avvengono in alcune aree del Canada e degli USA, queste regioni sono tra quelle dove avvengono e sono sempre avvenute le Mutilazioni animali (di cui abbiamo ampiamente discusso). Abbiamo imparato a definire MAM gli eventi legati ad animali, e MUM quelli che riguardano invece gli uomini. Questo tipo di fenomeno avviene ovunque in tutto il Pianeta.
Tutte o quasi le persone colpite da tale fenomeno sono Amerindi, Indios, Inuit, ecc.ovvero Nativi americani del nord, del sud, ecc.. Ma che altro hanno in comune queste persone?
Essi sono per lo più del gruppo sanguigno 0, tra l’altro un ceppo che si dice abbia origine proprio nelle Americhe. Nell’ambiente ufologico viene definito il sangue di una civiltà perduta (atlantidei, lemuri o abitanti di MU) o addirittura sangue di diretta discendenza aliena. Le persone con questo sangue sarebbero geneticamente più forti del resto dell’umanità a livello immunitario. Vero o falso che siano, queste cose ci danno però alcuni spunti di riflessione, vediamoli insieme.
Le donne che spariscono hanno tutte o quasi lo stesso tipo di sangue, la stessa etnia, le stesse caratteristiche somatiche e morfologiche, pressappoco la stessa cultura e sono quasi esclusivamente appartenenti agli antichi popoli delle due Americhe. Questi popoli hanno interagito, secondo molti dei loro miti, con esseri venuti dal cielo, con entità cosmiche, con dei ancestrali che portavano cambiamento e distruzione viaggiando nello spazio.

Popoli e persone emarginate

I luoghi dove questi popoli vivevano sono per lo più diventate piccole riserve, la maggior parte dei terreni e dei luoghi sacri sono stati espropriati ed in alcuni di essi sono state costruite grandi basi militari e sotterranee. Oggi per esempio la famigerata base di Dulce sorge in uno di questi luoghi e si dice che sia stata costruita su una preesistente base aliena, con cui gli americani avrebbero stretto poi un’accordo.
E se il cambio di gerarchia al comando sul territorio americano con gli europei, abbia scombinato degli equilibri? Se alcune razze extraterrestri esistenti già sul suolo del nostro mondo abbiano stravolto i loro piani ed adottato misure differenti? O più semplicemente quella parte umana geneticamente più resistente a virus e batteri fosse da debellare per indebolire la stessa umanità ad opera di squilibrati terrestri o ostili entità non umane?
L’umanità si trova in una fase in cui proprio quel gruppo 0 si sta diffondendo attraverso le coste in tutto il mondo, viene forse ritenuto una minaccia da qualcuno proprio per questo fattore?

Sparizioni in tutto il mondo

Possiamo continuare a porci delle domande a tali riguardi, in effetti i corpi scomparsi sono un’infinità, ma non ci risulta che quelli trovati siano stati mutilati con i metodi tipici del fenomeno MUM e spesso hanno ricevuto violenze sessuali.
Se questo fattore però risultasse presente, spiegherebbe almeno alcuni casi in più. Ma potrebbe cambiare la percezione del fenomeno delle donne che spariscono e potrebbe essere una prova, di fatti sconcertanti e terrificanti che per ora, ancora, passano per lo più in sordina.
L’intera umanità deve comprendere e non può più continuare a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, che ci sono molti rischi in agguato nel nostro futuro e che non siamo padroni incontrastati dell’Universo.
Nel mondo scompaiono ogni giorno decine di migliaia di persone e soprattutto donne e bambini. Questa sparizione avviene per lo più in luoghi dove non esistono nemmeno le anagrafi, ma sono in aumento ovunque, persino in Europa.
Molti casi di scomparse, sono riconducibili a questioni etniche, razziali, furto di organi, prostituzione, ecc. altri sono ascrivibili a crimini efferati di serial killer e via discorrendo, ma la maggior parte delle sparizioni sono insolute e le poche persone ritrovate, spesso vengono recuperate in circostanze discutibili ed attorno a loro, un alone di mistero avvolge i casi, li offusca e li disperde nell’oblio.

Gabriele Lombardo

Federazione Ufologica Italiana 

2 ottobre 2019

Marco, un anno isolato tra i ghiacci in Antartide: «Salvato dallo yoga»

Il ricercatore italiano nella base Concordia dove per tre mesi è buio totale: «È uno dei posti più freddi e inospitali del pianeta, è come stare su Marte. Ma lo rifarei»

Marco, un anno isolato tra i ghiacci in Antartide: «Salvato dallo yoga»
.

 

Tre mesi l’anno, per 97 giorni di fila, sul promontorio Dome-C dell’Altopiano Antartico, il buio è totale. È uno dei posti più freddi e inospitali del pianeta: una distesa infinita di ghiacci dove gli esseri umani più vicini stanno a 600 chilometri di distanza, l’aria è secca, l’ossigeno carente e le temperature sotto i - 80 gradi centigradi. Forme di vita, non ce ne sono. Tutto è statico, bianco, piatto... come in un pianeta extraterrestre. «Qui ci stanno solo gli scienziati delle stazioni di ricerca, come Concordia, la base italo-francese gestita dall’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico) e dall’Ipev (Institut Polaire Paul-Emile Victor)». Marco Buttu, ingegnere elettrotecnico sardo responsabile del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più grande radiotelescopio d’Italia, ci ha vissuto tredici mesi, da novembre 2017 a dicembre 2018, come responsabile del laboratorio di astronomia. Il suo diario di bordo: «Marte bianco. Nel cuore dell’Antartide. Un anno ai confini della vita» (Edizioni Lswr), è appena uscito in libreria. Racconta la sua esperienza di vita nella zona più estrema della Terra.
Da Gavoi, in Barbagia, alla base Concordia, in Antartide, l’unico Continente riservato interamente alla scienza. Come è andata?
«È stato un caso. Un collega mi ha detto che cercavano ricercatori e così ho mandato il curriculum. Due giorni dopo mi avevano già contattato per due settimane di training tra Italia e Francia. Denise, la psicologa dell’Enea, seguiva ogni spostamento di noi futuri winterover, tredici “avventurieri” — sette italiani, cinque francesi e un’austriaca — che in Antartide avrebbero dovuto compiere ricerche di glaciologia, chimica e fisica dell’atmosfera, astrofisica, astronomia e geofisica. La permanenza prolungata in ambienti estremi causa problemi fisici, ma gestire i rapporti interpersonali è l’aspetto più duro. Ci vuole una grande stabilità psicologica».
Con quale stato d’animo è partito?
«Ero un po’ frastornato. Facevo fatica a capire se stavo sognando, anche perché non sapevo nulla dell’Altopiano Antartico. Ho scoperto che più del 90% dei ricercatori, circa mille persone, stanno sulla costa perché le condizioni dell’Altopiano sono veramente estreme. Non scorderò mai l’arrivo alla base. Dopo quattro ore di volo e 1.100 chilometri di ghiaccio è comparso un puntino: la base Concordia. Solo allora ho capito quanto sarei stato isolato».
Non ha avuto paura?
«No, anche perché mia moglie Micky mi ha sempre sostenuto; per fortuna al Concordia riuscivo a sentirla regolarmente via satellite. Fisicamente, invece, mi ha aiutato lo yoga. La quantità ridotta di ossigeno provoca deficit di memoria e ripetute apnee notturne. Ogni giorno, per un’ora e mezza, praticavo respirazione controllata e posizioni invertite, che aiutano l’afflusso del sangue alla testa. Il cibo? Prima di consumare quello fresco, che arriva solo nel periodo estivo, bisogna smaltire quello rimasto. Io ho mangiato uova scadute da sei mesi, ma non è successo niente perché l’aria in Antartide è estremamente secca e riescono a conservarsi a lungo. Insomma, si vive in condizioni fuori dall’ordinario. Per questo siamo stati oggetto di studio da parte di un medico dell’Agenzia spaziale europea. Per capire come il corpo si adatta ad ambienti “extraterrestri” e pianificare una futura missione su Marte».
Irraggiungibile per i nove mesi dell’inverno artico. Al buio per tre. Ci vuole coraggio.
«Ho rivisto la luce l’11 agosto, alle 11.30, per pochi, intensissimi, minuti. È stato come se il mondo fosse tornato a colori. Se penso a quante occasioni perse, quanti sogni rimasti tali, quanta resistenza al cambiamento e quanti ostacoli poniamo al progresso collettivo e personale per la mancanza di coraggio... Rifarei tutto. Le distanze ora mi sembrano piccolissime. Chissà, forse un giorno riuscirò a vedere pure la Luna». 

Carlotta Lombardo