19 ottobre 2017

Uno studio spiega cosa significa vivere in un ‘universo olografico’

Secondo un nuovo studio pubblicato su Physical Review Letters, i dati sulla radiazione cosmica di fondo sono coerenti con l'idea di un universo olografico. «L’idea alla base della teoria olografica dell’universo è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno»., spiega Claudio Corianò, fisico teorico coinvolto nello studio.

 

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[Istituto Nazionale di Fisica Nucleare] Un nuovo studio ha fornito le prime importanti indicazioni scientifiche sulla compatibilità statistica con i dati sperimentali del modello olografico dell’universo, secondo il quale il nostro universo sarebbe, appunto, un grande e complesso ologramma.
La ricerca ha coinvolto fisici e astrofisici teorici di Regno Unito, Italia e Canada, in particolare dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’INFN e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada.
La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali.
I risultati di questa complessa analisi sono stati confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave Background, CMB) e sono stati trovati in accordo con essi.
Il modello corrente del nostro universo, che è in una fase di accelerazione dovuta alla presenza di energia oscura, prevede una cosiddetta ‘costante cosmologica’, introdotta da Einstein negli anni ’20 e chiamata Lambda, insieme a materia oscura fredda (Cold Dark Matter, CDM), e per questo prende il nome di modello Lambda-CDM. Questo modello è supportato dai dati sperimentali.
La nuova ricerca, pubblicata su Physical Review Letters, prova che gli stessi dati sperimentali sono a favore anche di un modello di universo olografico.
«L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali», spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’INFN e professore di fisica teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
«L’idea alla base della teoria olografica dell’universo è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni, più il tempo, siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno», prosegue Corianò.
Si può immaginare che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D, compresa la percezione del tempo, sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ‘emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni.
L’idea, quindi, è simile a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti due dimensioni.

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«Per creare un ologramma si prende un fascio laser luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre l’altro è inviato per essere registrato», spiega Corianò. «Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità».
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro cervello processa automaticamente generando il senso della profondità.
L’informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale. In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della formulazione olografica, possiamo immaginare che ci sia una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la “scena” dell’intero universo.
Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa aprire la via per migliorare la nostra comprensione dell’universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti.

12 ottobre 2017

Un uomo morto per un’ora racconta di essere stato nell’aldilà

Questa è l'incredibile storia di un uomo americano ritornato in vita dopo essere tecnicamente morto per quasi un ora. Quando ormai i medici avevano interrotto ogni tentativo per rianimarlo, l'uomo ha scioccato tutti ritornando in vita. Ma ciò che più sconcerta è il racconto di ciò che ha visto dall'altra parte.

 

Brian Miller, 41 anni, è un camionista dell’Ohio. Mentre era intento ad aprire un contenitore, si è reso conto che c’era qualcosa che non andava.
L’uomo ha immediatamente chiamato la polizia. “Sono un autista di camion e penso che sto avendo un attacco di cuore”, ha detto all’operatore.
Miller è stato prelevato da un ambulanza e subito ricoverato in un ospedale locale dove i medici sono riusciti ad arginare l’attacco cardiaco.
Ma dopo aver ripreso conoscenza e sentire alleviare il dolore, l’uomo ha sviluppato una fibrillazione ventricolare, una aritmia cardiaca rapidissima, caotica che provoca contrazioni non coordinate del muscolo cardiaco dei ventricoli nel cuore.
Il risultato è che la gittata cardiaca cessa completamente. La fibrillazione ventricolare è uno dei quattro tipi di arresto cardiaco.
«Non c’era battito cardiaco, non c’era pressione sanguigna e non c’era polso», racconta l’infermiera Emily Bishop a fox8.com. I medici hanno cercato di rianimarlo, tentando per quattro volte di riportarlo in vita, ma Miller sembrava ormai senza speranza.
È a partire da questo momento che Miller ha raccontato di essere scivolato via in un mondo celeste. «L’unica cosa che mi ricordo è che ho cominciato a vedere la luce e a camminare verso di essa», racconta Brian.
Si è ritrovato a percorrere un sentiero fiorito con una luce bianca all’orizzonte. Miller racconta che ad un tratto ha incontrato la sua matrigna, morta da poco tempo.
«Era la cosa più bella che avessi mai visto e sembrava così felice», racconta. «Mi ha preso il braccio e mi ha detto: “Non è ancora il tuo momento, tu non devi essere qui. Devi tornare indietro, ci sono cose che ancora devi fare”».
Dopo 45 minuti, il cuore di Miller è tornato a battere dal nulla, ha detto la Bishop. «Il suo cervello è rimasto senza ossigeno per 45 minuti e il fatto che lui possa parlare, camminare e ridere è veramente incredibile».
«Sono contento di essere tornato tra i vivi», ha detto Miller. «Ora sono sicuro che la vita continua dopo la morte e la gente deve sapere e credere in essa, alla grande!».
Come riporta messagetoeagle.com, quello vissuto da Miller è un fenomeno noto ai ricercatori che studiano le esperienze di premorte (NDE). Nella maggior parte dei casi, coloro che sperimentano le NDE cambiano per sempre, sviluppando una concezione più spirituale della vita e molto più serena. I soggetti non temono più la morte, spiegando che l’esperienza è diventata la pietra angolare della loro vita.
Qualche tempo fa, un’esperienza di premorte è stata in grado anche di convincere un neurochirurgo scettico. È il caso del dottor Eben Alexander, uno scienziato agnostico che dopo l’esperienza è diventato un convinto sostenitore della vita spirituale.
Nel 2008, il dottor Alexander è scivolato in coma per sette giorni. Quello che visse in quei gironi ha cambiato per sempre la sua concezione dell’esistenza. “Come neurochirurgo, non credevo nel fenomeno delle esperienze di pre-morte. Sono cresciuto in una cultura scientifica, essendo figlio di un neurochirurgo”, spiega Alexander.

«Non sono la prima persona ad aver scoperto che la coscienza umana esiste al di là del corpo. Brevi, meravigliosi scorci di questa realtà sono antichi come la storia umana. Ma per quanto ne so, nessuno prima di me ha viaggiato in questa dimensione con la corteccia completamente spenta e con il corpo sotto osservazione medica minuto per minuto e per sette giorni di seguito».
Pur essendo in come, il dottor Alexander racconta di aver visto il paradiso, dove dice di aver incontrato una bellissima donna dagli occhi azzurri in un luogo fatto di nuvole e di esseri scintillanti. «Mi ci sono voluti mesi per venire a patti con quello che mi è successo».
«So bene quanto sia straordinario e quanto suoni francamente incredibile. Se ai vecchi tempi qualcuno, anche un medico, mi avesse raccontato una storia del genere, sarei stato certo che era sotto l’incantesimo di una qualche delusione. Ma tutto questo era successo a me ed era reale, e forse più reale di ogni evento della mia vita. Quello che mi è successo esige una spiegazione», conclude Alexander.

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